Quest’articolo è stato pubblicato su Economy di Maggio


In questo contesto emergenziale, mettere a disposizione delle imprese una quota delle proprie risorse manageriali e professionali, incluse quelle in quiescenza, potrebbe fare la differenza e salvaguardare il tessuto economico del paese.
Esaminando le varie voci del bilancio d’esercizio di qualsiasi azienda non c’è traccia di un elemento che invece ha particolare rilevanza. Non è presente fra le attività, pur essendo una risorsa preziosa; non è nel patrimonio netto, anche se è un capitale pregiato; non si trova neppure fra le passività, nonostante da qualcuno possa essere considerato un’obbligazione da onorare. È un fattore che non è possibile contabilizzare perché è estraneo a qualsiasi tecnica ragionieristica, ma al tempo stesso è un investimento dai ritorni elevati: la solidarietà.
Infatti, l’emergenza sanitaria ha in questi giorni mostrato come le pur necessarie e ingenti risorse finanziarie non servono a nulla senza l’uomo e il suo bagaglio di competenze professionali e di valori umani, primo fra tutti il suo essere solidale con il prossimo. La crisi sanitaria ha inoltre insegnato che le sfide epocali non possono essere affrontate e vinte da soli e che la vita di ciascuno di noi è legata a quella degli altri.
Dobbiamo allora chiederci se lo stesso approccio non possa essere applicato anche per superare la crisi economica. I rimedi normalmente impiegati potrebbero essere infatti insufficienti, perché l’attuale congiuntura non è originata da fenomeni di natura finanziaria ma deriva da problematiche di conto economico. L’ingente finanza immessa nel sistema avrà bisogno pertanto di un terreno fertile per poter dare i propri frutti. Molti portano giustamente all’attenzione i principali temi su cui intervenire: le infrastrutture, la burocrazia, la giustizia, il fisco. Per incidere in questi ambiti però occorre del tempo, per cui nella prima fase emergenziale l’agire solidale può rappresentare un fenomenale strumento. Gruppi quotati, grandi società di consulenza e qualificati professionisti potrebbero contribuire mettendo gratuitamente a disposizione una quota, anche minima, delle proprie risorse intellettuali, donando managerialità e professionalità a favore di aziende bisognose. All’appello potrebbero rispondere anche i dirigenti in pensione che tanto possono ancora dare in termini di esperienza ed equilibrio.
“DOPO INFERMIERI E MEDICI TOCCA A IMPRENDITORI E MANAGER E PROFESSIONISTI OFFRIRE AIUTO“
Una splendida occasione soprattutto per le PMI, che potrebbero finalmente beneficiare di quelle professionalità il cui accesso è solitamente a loro impedito a causa dell’elevato costo. Innumerevoli sono gli ambiti della gestione in cui potrebbero essere accompagnate da questo supporto professionale e manageriale esterno: il rinnovamento tecnologico, lo snellimento dei processi, l’introduzione di strumenti di controllo, il risk management, l’assistenza nel percorso di internazionalizzazione, i fabbisogni formativi e tanti altri.
Questo investimento in cooperazione, basato su una solidale condivisione di esperienze e competenze, rappresenterebbe un eccezionale volano che amplificherebbe la portata degli apporti finanziari. Aiutare le aziende in modo che siano in grado di affrontare il mercato attraverso un modello di azienda ben governata e organizzata è interesse di tutti e il ritorno di un siffatto investimento è elevatissimo. Irrobustire il tessuto imprenditoriale significa avere in futuro relazioni con aziende clienti e fornitrici più solide, efficienti e di dimensioni maggiori, con ovvie ricadute positive per tutti gli operatori economici del sistema. Queste aziende inoltre, come alcuni popoli hanno dimostrato nell’emergenza Covid, avranno memoria di chi oggi le ha sostenute in un momento di difficoltà.
Dopo i medici e gli infermieri che si sono offerti per salvare le vite umane, è il momento per imprenditori, manager e professionisti di contribuire con un insolito volontariato per salvare la vita delle aziende.
Laureato in Economia e Commercio presso l’Università La Sapienza di Roma, è Dottore Commercialista e Revisore Legale.
A fine 2015 ha fondato la PMD di cui è Presidente.
Ha svolto, con responsabilità crescenti, il ruolo di CFO e altri ruoli manageriali di rilievo in alcuni importanti Gruppi del Paese: Telecom Italia, Finmeccanica, Poste Italiane, ILVA.